Palude di Torre Flavia

autore: Corrado Battisti

 

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>>> L e t t e r a   a p e r t a   d i     A m i c i   d i   T o r r e   F l a v i a

LogoaccettatoL’area umida protetta Monumento naturale “Palude di Torre Flavia” è situata lungo il litorale tirrenico a nord di Roma, nei comuni di Ladispoli e Cerveteri (Provincia di Roma; coordinate geografiche: 41° 58’ N; 12° 03’E). L’area, estesa su ca. 40 ha, si sviluppa parallelamente alla linea di costa in direzione Nord-Ovest/Sud-Est per una lunghezza di ca. 1500 m, una profondità massima verso l’entroterra di ca. 500 m  e una altitudine compresa tra 0 e 3 m ca. s.l.m.

La Palude di Torre Flavia rappresenta uno degli ultimi lembi delle zone umide che si estendevano, alternate ad aree forestali e arbustive, fino ai primi decenni del secolo scorso su gran parte della maremma laziale. In questo specifico settore litorale, tali aree, benché naturalmente discontinue ed eterogenee, raggiungevano una estensione di alcune centinaia di ettari congiungendosi verso nord con le aree di Macchiatonda e Furbara. Tali ambienti sono stati progressivamente bonificati, messi a coltura e, soprattutto dagli anni ’70 del secolo scorso, lottizzati sia lungo il lato nord ove sorgono i centri abitati di Campo di Mare e di Cerenova Costantica (Cerveteri), sia verso sud, seppur in modo discontinuo, con l’espansione di Ladispoli.

La zona umida si sviluppa su terreni argilloso-limosi, ricchi di materiale organico di origine vegetale che danno luogo alla formazione di un tappeto di sostanza organica, responsabile della formazione del fango nerastro e che consente l’accumulo di acque nella porzione retrodunale. Lembi residuali di un’antica duna sabbiosa separano la Palude dal mare. Un molo d’origine artificiale collega attualmente alla costa i ruderi dell'antica Torre Flavia, rimasta isolata a circa 80 metri dalla spiaggia a causa del fenomeno dell'erosione costiera, qui molto accentuato (Mantero e Panzarasa, 1986). [...]


 Avifauna e check-list                                                                   CHECK-LIST completa

Nel Monumento naturale “Palude di Torre Flavia” sono state rilevate 162 specie (fra cui una specie alloctona naturalizzata: il Fagiano), cui si devono aggiungere 6 specie alloctone non naturalizzate sfuggite alla cattività, osservate in modo occasionale nell’area di studio e la cui nidificazione nel Lazio non è stata accertata. Altre specie rinvenute nell’area prima del 1970 sono state considerate storiche e non sono state inserite nella check-list . Tra le specie incluse nella check-list, 97 (59,88%) sono non Passeriformi. Inoltre, 41 (25,31%; n = 162) rientrano nell’Allegato I della Direttiva 92/43/CEE; 3 (1,85%) sono SPEC 1 (Moretta tabaccata, Sacro e Gabbiano corso); 17 (10,49%) sono SPEC 2; 40 (24,69%) sono SPEC 3.


Martin pescatore (G.Ielardi)Rispetto alle 56 specie a diverso grado di minaccia (34,57 %; n = 162), inserite nella Lista Rossa nazionale (LIPU e WWF, 1999): 3 (1,85 % sul totale) sono estinte in natura in Italia (come nidificanti; EX); 8 (4,94 %) sono in pericolo in modo critico (CR); 8 (4,94 %) sono in pericolo; 14 (8,64 %) sono vulnerabili (VU); 11 (6,79 %) sono “a basso rischio” (LR); 12 (7,41 %) sono a status “non valutato” (NE).

Sessantotto specie (41,98 %), più tre alloctone sono state rilevate esclusivamente attraverso osservazione diretta; 14 specie (8,64 %) più 1 alloctona (Quelea cardinale) sono state rilevate esclusivamente grazie alle catture effettuate presso la locale Stazione di inanellamento (Smeriglio, Torcicollo, Spioncello, Passera scopaiola, Codirosso, Forapaglie, Cannaiola di Jerdon, Sterpazzola, Beccafico, Capinera, Regolo, Fiorrancino, Balia nera, Zigolo nero); 2 specie (1,23 %: Pettegola e Voltapietre) sono note per l’area solo da riferimenti non pubblicati.


La segnalazione storiche relativa al Sirratte, risalente al XIX secolo, e quelle relative risalenti a periodi antecedenti al 1970 (es., Oca granaiola, Oca colombaccio, Smergo minore, Smergo maggiore, Edredone, Re di quaglie, Gambecchio frullino, Stercorario mezzano), non sono state considerate nella check-list. Non è stato inserito in Check-list il Piccione domestico (Columba livia forma domestica).


L’Atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio (Boano et al., 1995) riporta, tra nidificanti certi, eventuali e probabili, 51 specie per la Tav. IGMI “Stazione di Furbara” e 64 specie per la tav. adiacente “Cerveteri”. Ulteriori dati sullo svernamento degli uccelli acquatici nel settore litorale Capo Linaro (S. Marinella) – Palo laziale (Codice RM0703), condotti nel periodo 1993-2004 nell’ambito del programma di ricerca nazionale sugli uccelli acquatici (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) sono reperibili in Brunelli et al. (2004).

 


 La Z.P.S. “Torre Flavia”

Il Monumento naturale “Palude di Torre Flavia” è una Zona di Protezione Speciale (codice IT 6030020) individuata ai sensi della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE. La scheda (formulario standard Natura 2000) della Regione Lazio (2004) della Z.P.S. fornisce i seguenti dati territoriali: estensione 48,5 ha, altezza media m 1 s.l.m.. La scheda indica le seguenti specie di Direttiva 79/409/CE: Pernice di mare (Glareola pratincola; cod. A135), Beccapesci (Sterna sandvicensis; A191), Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides; A024), Moretta tabaccata (Aythya nyroca; A060), Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus; A131), Avocetta (Recurvirostra avocetta; A132). Nella stessa Scheda viene segnalato, tra gli uccelli, il Corriere piccolo (Charadrius dubius), come specie “di rilievo”.

Inoltre la Scheda riporta per l’area alcune specie di anfibi (Triturus carnifex, Bufo viridis, Hyla italica, ora H. intermedia) e rettili (Emys orbicularis) per le quali non si hanno, allo stato attuale, conferme. La Testuggine d’acqua europea (Emys orbicularis), segnalata come presente nell’area è scomparsa localmente presumibilmente attorno agli anni ’70-’80 del secolo scorso (Provincia di Roma, 1986). Questa specie è stata recentemente rinvenuta in aree limitrofe (Fosso Zambra, Fosso Cupino; M. Pitzalis, com. pers.). [...]

[...] Il settore costiero da Palo a Santa Marinella (litorale nord della Provincia di Roma) è inoltre un’Area I.B.A. [...]

L’area è stata inserita tra le I.B.A. perché importante principalmente come luogo di alimentazione per uccelli marini (Berta maggiore, Calonectris diomedea; Berta minore mediterranea, Puffinus yelkouan; Gabbiano corso, Larus audouinii) qui presenti con un numero di individui tale da rientrare in alcuni dei criteri di selezione delle aree I.B.A. (>1% di una popolazione distinta di uccello acquatico; >1% di una popolazione migratrice differenziabile o della popolazione presente nei paesi dell’Unione Europea di specie comprese nell’All. I della Direttiva “Uccelli”). Per questa I.B.A. sono state indicate come degne di nota anche specie di rettili di interesse conservazionistico (Tartaruga comune, Caretta caretta e Testuggine d’acqua europea, Emys orbicularis).

[...]

BATTISTIcopertinalibro

estratto da:

Biodiversità, gestione e conservazione di un’area umida del litorale tirrenico: la Palude di Torre Flavia.
In: C. Battisti (ed.), 2006, Provincia di Roma, Gangemi Editore, Roma, 00 pp.

 

 

 

 


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La Palude di Torre Flavia rappresenta uno degli ultimi lembi delle zone umide che si estendevano, alternate ad aree forestali e arbustive, fino ai primi decenni del secolo scorso su gran parte della maremma laziale. In questo specifico settore litorale, tali aree, benché naturalmente discontinue ed eterogenee, raggiungevano una estensione di alcune centinaia di ettari congiungendosi verso nord con le aree di Macchiatonda e Furbara. Tali ambienti sono stati progressivamente bonificati, messi a coltura e, soprattutto dagli anni ’70 del secolo scorso, lottizzati sia lungo il lato nord ove sorgono i centri abitati di Campo di Mare e di Cerenova Costantica (Cerveteri), sia verso sud, seppur in modo discontinuo, con l’espansione di Ladispoli (cfr. cap. “I disturbi antropogenici”).

La zona umida si sviluppa su terreni argilloso-limosi, ricchi di materiale organico di origine vegetale che danno luogo alla formazione di un tappeto di sostanza organica, responsabile della formazione del fango nerastro e che consente l’accumulo di acque nella porzione retrodunale. Lembi residuali di un’antica duna sabbiosa separano la Palude dal mare (v. cap. “Geologia e idrogeologia”). Un molo d’origine artificiale collega attualmente alla costa i ruderi dell'antica Torre Flavia, rimasta isolata a circa 80 metri dalla spiaggia a causa del fenomeno dell'erosione costiera, qui molto accentuato (Mantero e Panzarasa, 1986; cfr. cap. “Geologia e idrogeologia”; Fig. 5, 6, 7, 8).

La Palude di Torre Flavia rientra nella Regione climatica Mediterranea, termotipo mesomediterraneo inferiore, ombrotipo secco superiore/subumido inferiore; regione xeroterica (sottoregione termomediterranea/mesomediterranea), caratteristico delle aree litorali della provincia di Roma (Blasi, 1994; Regione xeroterica mesomediterranea; Tomaselli et al., 1973). In tale settore bioclimatico le precipitazioni sono scarse, comprese tra 593 e 811 mm e con pochi episodi estivi (53-71 mm). La distribuzione delle piogge presenta un massimo in novembre-dicembre ed un minimo in luglio, con un tipico andamento mediterraneo. L’andamento delle precipitazioni da un anno all’altro è alquanto variabile, analogamente ad altre aree a clima mediterraneo. L’aridità estiva è intensa e prolungata per 4 mesi (maggio-agosto), con un mese di subaridità (aprile). La media annuale delle temperature oscilla tra 12° e 16 ° C, con medie massime di 22°- 25° C e punte di 30°- 35° C. Il freddo è poco sensibile e concentrato nel periodo invernale, tuttavia presente anche a novembre e aprile. Le temperature medie delle minime del mese più freddo sono comprese fra 3,7 e 6,8 °C. I dati relativi alla temperatura evidenziano una moderata escursione termica, sia giornaliera che stagionale (Blasi, 1994). 

I venti dominanti sono quelli provenienti dal mare; nei mesi autunnali prevalgono quelli di nord-ovest, mentre in estate prevalgono i venti caldi del quadrante occidentale e meridionale che accentuano gli effetti sulla vegetazione della già marcata evapotraspirazione. Le giornate nuvolose non superano le 30/40 l’anno mentre i valori di luminosità del cielo si mantengono per lo più elevati.


1 Coordinate della Torre: 41°57’19,40” N; 12° 02’56,28” E; Coordinate vertici dell’area protetta: estremo S: 41°57’24,32” N; 12° 03’02,59” E; estremo E: 41°57’34,25” N; 12° 03’11,03” E; estremo N: 41°58’07,10” N; 12° 02’30,39” E; estremo W: 41°58’04,33” N; 12° 02’22,69” E  (Fonte: Google Earth).

2 Il 17.3.2003 sono state effettuate una serie di misurazioni dell’area di Torre Flavia al fine di verificare la corrispondenza dei confini riportati sulla planimetria (dai geologi del Servizio Ambiente – Provincia di Roma, Patrizia Capecchi e Alfio Paolini). E’ stato utilizzato un teodolite elettronico con distanziometro laser mod. TOPCON G 700. L’area totale del Monumento naturale è risultata essere di 43 ha. A titolo indicativo, nell’ambito di una tesi di laurea in corso di svolgimento (Università degli studi Roma Tre), R. Malavasi ha valutato le coperture di alcune tipologie ambientali comprese nel Monumento naturale e di una fascia esterna (totale di 67 ha: fragmiteto: 6,13 ha; duna: 1,12 ha; incolti: 6,80 ha; giuncheto/cariceto: 8,16; pascolo inondato periodicamente: 4,26 ha; incolto disturbato: 1,79 ha; pascolo: 0,85 ha; edificato/antropizzato: 11,38 ha).

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